Elezioni Europee – istruzioni per l’uso

In questo momento, chi è cresciuto con la certezza che presto sarebbero arrivati i tanto agognati Stati Uniti d’Europa sul modello USA, con tanto di politica estera, fiscale e difesa comuni, deve quantomeno spostare in avanti la realizzazione del progetto e derubricarlo a semplice auspicio, in attesa che vengano tempi migliori e un tale passo torni ad apparire possibile.

Per il momento, tra le spinte centrifughe agite in maniera pasticciata dalla Gran Bretagna, quelle per ora solo minacciate da qualcuno e il ripiegamento di un gran numero di Paesi della Comunità verso posizioni interessate esclusivamente a marcare le differenze tra gli Stati piuttosto che a esaltare e perseguire gli interessi comuni, ci dobbiamo accontentare di votare il prossimo Parlamento Europeo con molte incertezze sul futuro.

Anche se non richiesto, mi permetto di dare qualche suggerimento su come affrontare gli approcci dei candidati che a breve entreranno nel vivo di una campagna elettorale che ci coinvolgerà tutti nella nostra veste di elettori.

Prima di tutto: evitare la trappola di chi vorrebbe scaricare ogni responsabilità dei mali italiani sull’Europa. Diciamo subito che, se pure le Istituzioni europee non godono di una salute splendida e che andrebbero riformate profondamente per renderle meno ipocrite e più vicine ai cittadini e alle imprese – che finora l’hanno percepita solo come dispensatrice di risorse attraverso i vari programmi pluriennali di intervento o come impositrice di regole, molte volte tanto astruse da risultare incomprensibili e difficili da applicare- è bene che ciascuno si assuma le sue, di responsabilità.

Compreso il Governo e il Parlamento italiani che, per esempio, quando si tratta di legiferare in attuazione di Direttive comunitarie (che dettano agli Stati membri gli obiettivi da raggiungere e non sono immediatamente vincolanti per i cittadini), il più delle volte riescono a moltiplicare le incertezze e le difficoltà contenute nell’atto Comunitario. Ricordiamo che i Burosauri italiani non hanno nulla da invidiare rispetto alla tanto odiata “Europa dei burocrati” che molti politici nostrani affermano di voler combattere.

Seconda cosa: assicurarsi che chi ambisce a rappresentarci -e parlo dei candidati italiani che col nostro voto contribuiremo ad eleggere presso il Parlamento europeo – abbiano un programma di attività che contenga non delle rivendicazioni generiche e confuse ma idee chiare e realizzabili, che derivino da un sapiente ascolto delle esigenze di cittadini e imprese, oltre ad avere la fondamentale e indispensabile capacità di lavorare per costruire, attraverso i percorsi democratici dentro e fuori le Istituzioni europee, le maggioranze politiche necessarie a raggiungere gli obbiettivi prefissati.

Ultima cosa: accertiamoci che la persona che ci chiede il voto per andare in Europa a rappresentarci conosca perfettamente almeno l’inglese, perché in Europa non si va per rilasciare interviste infarcite di vuoti slogan dal facile effetto mediatico contro qualcuno o qualcosa: in Europa si va per negoziare e stringere alleanze finalizzate a realizzare progetti su argomenti concreti, che avranno  comunque -con il contributo dei nostri rappresentanti o senza di esso- ricadute importanti sulla vita di tutti noi.

Anche a noi, con il nostro piccolo ma consapevole contributo, spetta di fare in modo che l’Europa cambi, che l’Italia in Europa conti di più e che dall’Europa arrivino cambiamenti che migliorino la qualità della vita di tutti noi.

pps