Tempi certi per i pagamenti B2B – La Commissione Europea chiede collaborazione per un nuovo regolamento

La Commissione europea ha recentemente aperto una consultazione sulla situazione dei ritardi di pagamento nell’Unione europea, con l’obiettivo di raccogliere evidenze volte a sostenere e giustificare il rafforzamento delle attuali norme di contrasto ai ritardi nei pagamenti commerciali, a tutela soprattutto delle micro e PMI (MPMI). Il questionario è disponibile fino al 25 settembre p.v., anche in italiano (v. menù a tendina sulla destra), al seguente link:

https://ec.europa.eu/eusurvey/runner/SME-Panel-late-payment-2025-GROW-A2

L’iniziativa si inserisce nelle discussioni avviate già nel 2023, quando la Commissione europea ha presentato una proposta di regolamento per rivedere l’attuale Direttiva 2011/7/UE ed introdurre un limite massimo di 30 giorni – derogabile solamente in casi espressamente indicati – per i termini di pagamento nelle transazioni tra imprese (B2B) e tra imprese e Pubblica Amministrazione (G2B).

Come è noto, lo lotta ai ritardi di pagamento rappresenta una questione che la Confederazione segue con attenzione da tempo. Nel corso del dibattito attuale, Confartigianato Imprese ha sempre sostenuto la proposta della Commissione, di intervenire sul tema andando a regolamentare in modo più stringente anche le relazioni commerciali B2B, sottolineando come i pagamenti morosi mettano a dura prova la liquidità e la capacità di investimento delle MPMI. Ha inoltre evidenziato che l’attuale impostazione della normativa in vigore, che lascia alle parti contrattuali la libera determinazione negoziale dei termini di pagamento, è fortemente condizionata dalle situazioni di disequilibrio contrattuale tra contraenti forti e contraenti deboli, rappresentando, di fatto, una generale “imposizione” delle condizioni da parte del contraente forte rispetto all’impresa fornitrice in condizione di dipendenza economica; alla luce di questa considerazione, pertanto, riteniamo possibile mantenere un regime flessibile di determinazione dei termini rimesso alle parti contrattuali soltanto nei casi di “negoziazione protetta” prevista sulla base di specifici accordi di settore, in cui la parte debole sia assistita da una organizzazione di rappresentanza.

Malgrado la posizione favorevole del Parlamento europeo, il dossier risulta bloccato da più di un anno al Consiglio, dove i rappresentanti degli Stati membri si dicono perplessi sull’opportunità di accogliere la proposta della Commissione. Di questo avviso sono anche le organizzazioni che rappresentano l’industria e la grande distribuzione, preoccupate per le ricadute negative della proposta sulla loro libertà negoziale.

La partecipazione alla consultazione della Commissione costituisce dunque un’occasione di estrema importanza per riattivare il dibattito al Consiglio, rendendo evidente la necessità e l’urgenza di un decisivo cambio di rotta nella cultura dei pagamenti nell’Unione europea, a favore soprattutto delle MPMI.

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